Menu Chiudi

I rifiuti sono ancora un problema a Faenza? Qualche dato.

I rifiuti sono ancora un problema a Faenza? Qualche dato.

 

ancora”? Nel 2019 ci ponemmo la stessa domanda e, allora, le conclusioni furono tutt’altro che lusinghiere. >> https://www.legambientefaenza.it/rifiuti/2019/12/faenza-comune-virtuoso-nella-gestione-dei-rifiuti/

A distanza di due anni riproponiamo la questione per due motivi: siamo curiosi di sapere se qualche iniziativa virtuosa è stata attuata e che impatto ha, nel caso, avuto; inoltre, se alla fine del 2021 alcune norme in tema di rifiuti sono scadute, ulteriori innovazioni arriveranno con il presente anno.

Quella dei rifiuti è una faccenda complessa e non semplice da comunicare e per convincercene ci è bastato  ripensare alla frequenza delle opinioni fuorvianti, per mancanza di conoscenza e prevalenza di pregiudizi, che abbiamo incontrato nella nostra circoscritta ricerca.

Quanti rifiuti in un anno ?
Pertanto, iniziamo da un dato elementare nella sua “pesantezza”: la quantità totale dei rifiuti prodotti nel Comune di Faenza (l’anno di riferimento ultimo è il 2020).

Bene, Faenza, con i suoi 59.046 abitanti, ha prodotto in un anno, il 2020, 35.838.991 kg di rifiuti urbani. Circa 36 milioni di kg! Ossia circa trentaseimila tonnellate! Immaginare il numero dei viaggi fatti dagli autocarri ogni giorno per movimentare una simile massa di materiale maleodorante è impresa quasi impossibile.

Un valore enorme che tradotto per abitante diventa forse più comprensibile: in un anno ogni abitante di Faenza, dai neonati agli ultranovantenni, produce 607 kg di rifiuti. Passando dall’anno al giorno il dato si dimostra ancora più evocativo: ogni giorno, ognuno dei cittadini di Faenza produce circa 1,66 kg di rifiuti!

Si impone da subito una precisazione: nei rifiuti urbani (RSU, Rifiuti Solidi Urbani), che dovrebbero includere solo gli scarti delle utenze domestiche, di fatto sono presenti anche gli scarti delle attività economiche e produttive, i cosiddetti rifiuti speciali. Quest’ultima tipologia di rifiuto solleva dubbi in merito ai vantaggi economici sia per i gestori degli impianti sia per il mondo economico locale che può smaltire i propri scarti speciali in loco e a costi vantaggiosi, e crea problemi laddove gli spazi liberati negli impianti di smaltimento – finanziati dalle tariffe pubbliche – dalla riduzione dei rifiuti domestici vengono saturati dai rifiuti speciali.

In che posizione?
Veniamo, dunque, alla prima domanda: dando per scontato che 607 kg di rifiuti non possano essere considerati un motivo di vanto, dove si pone Faenza nel confronto con gli altri comuni della regione? In una rassicurante posizione intermedia oppure verso l’estremo negativo del grafico?

Rispetto ai 1.525 kg di rifiuti annui per abitante di Comacchio, Faenza si pone nella regione virtuosa, ma si sposta subito in quella dissoluta se lo si rapporta a Civitella di Romagna e ai suoi modesti 293 kg di rifiuti annui. Ma mentre Civitella di Romagna è un piccolo comune con circa 3700 abitanti, Comacchio è troppo differente da Faenza per fare da base ad una comparazione corretta.

Affidiamoci, dunque, alla media provinciale che è di 707 kg annui per abitante. Non male, Faenza con suoi 607 kg annui si discosta in positivo dalla media provinciale di un quintale netto.

Anche allargando lo sguardo all’intera regione, che viaggia su una media di 645 kg annui per abitante, Faenza si pone, seppur in modo meno accentuato, al di sotto della media, insomma nella regione del grafico che inizia timidamente a divenire virtuosa.

Ma di questi, neppure esagerati 607 kg, quanti entrano nel riciclo e quanti continuano ad alimentare le discariche e gli inceneritori?

Questione di percentuali?
60,5%: la quota dei rifiuti urbani differenziati di Faenza nel 2020, e corrispondente ad un quantitativo di 367 kg per abitante all’anno. Per differenza, 39,5% la quota dei rifiuti non differenziati e, pertanto, destinati allo smaltimento, corrispondente ad un quantitativo di 240 kg per abitante all’anno.

Su questo dato è possibile muoversi nel tempo e nello spazio, sconfinando anche nel regno delle norme.

Nel tempo
Iniziamo con una progressione temporale: nel 2018 la raccolta differenziata a Faenza si attestava al 48%, nel 2019 si spostava in avanti al 54,80% e nel 2020 raggiungeva quota 60,5%. Un aumento percentuale di 12,5 punti in tre anni, ma con una decrescita dell’incremento dal 6,8% tra il 2018 e il 2019 al più modesto 5,7% nel passaggio successivo.

Si sarebbe potuto fare di meglio in questi tre anni? Alcuni comuni non distanti da Faenza ci sono riusciti: Riolo Terme, nel passaggio da 2019 al 2020, ha incrementato la percentuale di raccolta differenziata dell’16,4%, Solarolo dell’11,9% e Castelbolognese dell’11,3%. Terre del Reno in Provincia di Ferrara ha addirittura migliorato le proprie prestazioni del 23,2%.

60,5%: non siamo in fondo tanto distanti dai due terzi di raccolta differenziata; ma nel 2020 questo valore può essere considerato un traguardo confortante? Come in precedenza, ci muoveremo nello spazio per incontrare altre realtà. Migliori? E quanto migliori? E quante migliori? Ma anche quante e quanto peggiori? E quante simili?

Nello spazio

Il grafico è abbastanza eloquente: il comune di Faenza, con il suo 60,5% di RD, si posiziona nel gruppo intermedio, quello composto da 65 comuni, ma per soli 0,5 centesimi. Un’inezia lo divide dal gruppo dei comuni che raccolgono e differenziano nel peggiore dei modi in regione, 106, tra cui Bologna. Per raggiungere il gruppo dei comuni virtuosi Faenza dovrebbe incrementare la RD almeno del 12,5%, lo stesso aumento avutosi tra il 2018 ed il 2020. Ma si può fare molto di più. Castelfranco Emilia con 33.000 abitanti arriva all’86,3% di RD, Carpi con oltre 72.000 abitanti veleggia intorno all’85% e Ferrara, pur superando i 132.000 abitanti, va oltre l’83% di raccolta differenziata.

In Provincia
Come in precedenza, restringiamo il campo alla Provincia di Ravenna. La media provinciale di RD supera di poco il 61%. Ad un estremo dello spettro troviamo Riolo Terme con una percentuale di smaltimento del 77,5%, nonostante una produzione annua per abitante di 647 kg, all’altro Cervia con una percentuale del 52,2%, certamente penalizzata dai una produzione annua di 1101 (oltre una tonnellata) di rifiuti annui per abitante. Ravenna supera di poco il 62% di RD in relazione a un livello alto di rifiuti annui per abitante, 715 kg. Ma al di là dei singoli dati, emerge che la Provincia di Ravenna è l’unica in regione a non superare nemmeno l’obiettivo del 65% di RD fissato in Italia addirittura nel lontano 2012. E anche Faenza, lo abbiamo visto in precedenza, è ben lontana da un obiettivo che avrebbe dovuto sormontare 9 anni fa! A semplice titolo di confronto, la provincia di Reggio Emilia, con 42 comuni, ha una percentuale di RD del 77,5%. 77,5%!

Quanto smaltiamo?
Abbiamo accennato in precedenza al regno delle norme. Lo raggiungeremo, ma non prima di introdurre un ulteriore elemento statistico. Se è indubbio che la percentuale di raccolta differenziata si possa ritenere un’indicazione tanto precisa quanto efficace nel comunicare lo stato di salute della gestione dei rifiuti di un comune, tuttavia presenta limiti di non poco conto. Un’alta percentuale di raccolta differenziata può, infatti, trarci in inganno sulla quantità dei rifiuti smaltiti, ossia inviati in discarica o all’inceneritore. Basti pensare agli inerti e agli ingombranti, ma anche al verde raccolto nei più disparati modi: questi scarti sono sì riciclati, causano un repentino e rilevante innalzamento della percentuale di raccolta differenziata, ma non hanno alcuna incidenza sulle abitudini allo scarto delle famiglie e ci illudono di vivere in una situazione di cui vantarci.

Esiste, allora, un altro dato che riassume la situazione in modo più stringente: ci riferiamo al quantitativo di rifiuto pro-capite smaltito. Paradossalmente, un dato in negativo, che ci informa sulla quantità dei nostri rifiuti che ogni anno finisce in discarica oppure nell’inceneritore e, di riflesso, ci dice quanto i nostri scarti incidono sull’ambiente. E che ci comunica in che misura sono state incisive le procedure di raccolta differenziata e, soprattutto, le politiche di contenimento della produzione dei rifiuti.

Il calcolo è facile: a Faenza la produzione annua pro-capite di rifiuti è pari a 607 kg, la percentuale di raccolta differenziata è del 60,5%, dunque la quantità di rifiuti smaltita equivale a 240 kg. Ogni anno, ogni residente a Faenza invia ad una discarica, oppure in un inceneritore, 240 kg di rifiuti. Si direbbe  non poco, ma verifichiamo questa ipotesi con la solita comparazione. Iniziando dai comuni della provincia di Ravenna.

Di nuovo, in Provincia

La media in Provincia di Ravenna dei rifiuti urbani destinati allo smaltimento è pari a 272 kg annui per abitante. E Faenza se la cava meglio con 240 kg. Escludendo le solite eccezioni – in negativo – di Cervia, 526 kg, e di Riolo Terme – in positivo – di 146 kg, tutti gli altri comuni oscillano di poco intorno al valore medio.

E poi, nuovamente in Regione
Passiamo quindi al livello regionale. E qualcosa cambia. Nonostante a livello regionale la quantità media dei rifiuti urbani totali sia superiore a quella di Faenza, la media della quantità dei rifiuti indifferenziati scende,  di non poco,  a 178 kg. Uno scarto del 35%. E nel grafico comparativo Faenza deve riposizionarsi.

Nonostante il solito grafico a torta sia di per sé sufficientemente chiaro, ci concediamo una breve considerazione. Faenza è sempre nel gruppo di mezzo, più verso il gruppo dei 71 grandi produttori di rifiuti indifferenziati che verso il gruppo dei 142 abili nel non esserlo. E dai 240 kg ai meno 150 kg crediamo si interponga un lungo e complicato processo di trasferimento.

Ma, tralasciando il dato medio ed entrando nelle singole realtà comunali, incontriamo situazioni che possono, dal nostro punto di vista faentino, apparire a dir poco sorprendenti. In regione, 56 comuni nel 2020 hanno smaltito meno di 100 kg per abitante (erano solo 2 nel 2013) e 7 comuni si sono mantenuti al di sotto del 50 kg per abitante. Straordinario? Senza dubbio. Altresì è bene ricordare che se negli ultimi 10 anni i rifiuti urbani smaltiti in regione sono diminuiti di 670.000 tonnellate è grazie all’impegno dei sempre più numerosi comuni virtuosi.

I soliti confronti
Escludendo i piccoli comuni al di sotto dei 5.000 abitanti (Civitella di Romagna scende allo strepitoso livello di soli 33,2 kg annui), e anche i comuni fino a 25.000 abitanti (non male per San Prospero sceso a 35,7 kg annui), ma limitandoci ai tre comuni oltre i 25.000, in precedenza presi a confronto, i dati potrebbero sollecitare qualche domanda: Castelfranco Emilia è a 63,7 kg annui, Carpi a 65 kg annui e Ferrara a 78 kg annui! Forse può tornare utile segnalare che a Forlì, così vicina a Faenza nella geografia e così lontana da Faenza nella gestione dei rifiuti, nel 2020 il quantitativo destinato allo smaltimento è sceso a poco più di 87 kg annui, classificandosi quinto comune oltre i 25.000 abitanti in ambito regionale, e dimostrandosi circa tre volte più efficiente di Faenza. Ricordiamolo: Faenza è a 240 kg e potrebbe addirittura essere considerato un comune debolmente virtuoso qualora il nostro raggio visivo si limitasse alla sola provincia di Ravenna.

Muovendoci in ambito interprovinciale e ricorrendo al confronto tra Ravenna e Reggio Emilia, otteniamo un grafico significativo.

Gli ultimi due dati hanno attirato la nostra attenzione. Si direbbe che, mentre in provincia di Ravenna i risultati positivi, peraltro uno solo, siano assimilabili al tema della estemporaneità, in provincia di Reggio Emilia la diffusione dei casi virtuosi sottintenda una volontà, una pianificazione, un’idea. È un tema che recupereremo più avanti.

Nel luogo delle norme
Perché ora non possiamo più sottrarci ad un altro tema, anticipato e rinviato, quello che ci collega al terreno delle normative.

Abbiamo citato in precedenza un obiettivo nazionale che prevedeva il raggiungimento di una quota di raccolta differenziata al 65%, ma è del 2012, ormai caduto in prescrizione senza, peraltro, essere stato agguantato da un numero elevato di comuni emiliano-romagnoli, tra cui Faenza.

E alla fine del 2020 sono scaduti i termini di validità del precedente Piano Regionale Rifiuti e della Legge Regionale 16/2015 (Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta differenziata …) che prevedeva all’articolo 6:

Il confronto con quanto previsto dalle norme dei dati comunali a Faenza è impietoso: non solo gli obiettivi di legge non sono stati raggiunti, ma sono ancora ben lontani dall’esserlo. E, nel frattempo, è in atto una discussione per definire i futuri parametri normativi che probabilmente e, ancor più auspicabilmente, saranno più stringenti di quelli precedenti.

Certo, nel corso degli ultimi tre anni la situazione dei rifiuti a Faenza è migliorata, ma con una progressione troppo lenta se rapportata alle sfide che, non solo il futuro, ma già il presente ci riservano. E, dunque, è inevitabile porsi una definitiva domanda: è ragionevole continuare come sempre, appoggiandosi a incerti, ragionevolmente modesti e probabilmente insufficienti miglioramenti simili a quelli ottenuti fino ad ora, oppure è necessario, da subito, intravvedere percorsi alternativi? Esistono procedimenti, modalità organizzative, abitudini individuali indirizzate da norme comuni che ci possano mettere nella condizione di ottemperare nel futuro alle normative e, soprattutto, alla domanda di una maggiore attenzione alle problematiche ambientali?

Noi riteniamo di sì e cercheremo di mostrarlo andando in quei territori regionali dove da tempo si  sperimentano situazioni che trovano conferma nei risultati.

Nel modenese
Dunque, usciamo nuovamente dalla nostra provincia peregrinando, questa volta, in quella modenese perché lì, escludendo la dimensione territoriale e demografica, la situazione dei rifiuti non di discosta, nella media, in modo marcato da quella incontrata nel ravennate. Vediamo i dati.

Come nel precedente esempio di Reggio Emilia, gli ultimi due dati hanno sollecitato la nostra attenzione. Per quale ragione, 22 comuni su 47 in provincia di Modena riescono a mantenersi al di sotto della soglia dei 150 kg di rifiuti indifferenziati annui pro-capite, mentre in provincia si Ravenna questo obiettivo, peraltro previsto dalle norme, è raggiunto da un solo comune?

Dedichiamoci ai dati affrontandoli in modo un po’ più approfondito.

I 22 virtuosi comuni in provincia di Modena al di sotto delle soglia dei 150 kg di rifiuti indifferenziati annui individuali hanno un quantitativo medio di soli 57 kg, nonostante una produzione annua pro-capite totale di 586 kg, valore solo di poco al di sotto della media regionale, in virtù di una percentuale di raccolta differenziata del 90%.

Senza il loro contributo le prestazioni in tema di raccolta differenziata dei rifiuti dei comuni della provincia di Modena sarebbero nella media regionale, cioè alquanto modeste: 54% di raccolta differenziata, 730 kg di rifiuti annui totali pro-capite e 332 kg di rifiuti annui pro-capite indifferenziati, quasi il doppio delle media regionale.

Ma Modena ci riserva una ulteriore sorpresa: tra i 22 comuni si può rintracciare un sottogruppo di 11 comuni virtuosi tra i virtuosi. Sono i comuni di Camposanto, Carpi, Cavezzo, Concordia, Medolla, Mirandola, Novi Modenese, San Felice sul Panaro, San Posidonio, San Prosero e Soliera. Sa alcuni di loro sono piccoli comuni, altrettanto non si può dire di Mirandola, oppure di Soliera, per non parlare di Carpi. Bene i loro dati, seppur di poco, ma come il concetto di poco si dimostri aleatorio in ambiti prestazionali estremi, sono addirittura superiori a quelli riportati in precedenza: oltre il 91% di raccolta differenziata, poco più di 46 kg di rifiuti individuali annui indifferenziati e un totale annuo di rifiuti individuali pari a 573 kg. A parte l’ultimo valore che segnala, ce ne fosse ancora bisogno, come la nostra era possa essere definita l’era degli scarti, si potrebbe sostenere che l’efficienza nella differenziazione, in queste realtà, abbia raggiunto un valore difficilmente migliorabile.

Come è possibile, dunque, che questi comuni raggiungano valori che molti altri, compreso il comune i Faenza, potrebbero ragionevolmente ritenere pure chimere?

La risposta è più semplice di quanto si possa immaginare: nei 22 comuni “virtuosi” si attua il servizio di raccolta porta a porta a tariffa puntuale. 11 comuni si appoggiano ad HERA, mentre gli altri 11, i “più virtuosi”, aderiscono al Consorzio AIMAG.

In provincia di Ravenna tutti i comuni aderiscono ad HERA e, ad oggi, nessun comune della provincia di Ravenna attua la raccolta dei rifiuti sulla base della metodica porta a porta abbinata alla tariffa puntuale. Se, dunque, AIMAG raggiunge brillanti risultati nel recupero dei rifiuti in quanto tutti gli undici comuni del consorzio aderiscono alla raccolta porta a parta a tariffa puntuale, possiamo concludere che la provincia di Ravenna non vada oltre modesti, se non scadenti, risultati nella raccolta dei rifiuti in ragione del fatto che nessuno dei suoi comuni attua il sistema della raccolta porta a porta?

Alcune domande
Se Hera sta, dunque, attuando in undici comuni della provincia di Modena il metodo del porta-a-porta abbinato alla tariffa puntuale con risultati che non possono che essere consideratti positivi, per quale ragione non lo applica, quantomeno, in alcuni comuni della Provincia di Ravenna, se non altro a titolo sperimentale? Sono forse le amministrazioni comunali a ritardare, se non ad ostacolare, questo necessario passaggio? E che dire del Comune di Faenza? Esistono piani nel breve/brevissimo periodo per un salto radicale verso nuove metodiche nella gestione dei rifiuti? Tanto più che in altre provincie della regione queste metodiche sono operative da non pochi anni e hanno pienamente dimostrato di essere concretamente e fruttuosamente attuabili.

Nel forlivese
Per averne una ulteriore conferma basterebbe andare oltre i confini comunali di Faenza e approdare nell’adiacente provincia di Forlì. E vedere cosa succede dentro ALEA Ambiente, la società che gestisce in modo integrato la gestione dei rifiuti in 13 comuni della provincia.

I pochi dati non consentono dubbi: l’esperienza di ALEA, a parer nostro, non dovrebbe essere lasciata a chi l’ha ideata e la sta attuando; può diventare un virtuoso esempio da studiare e riprodurre. In fondo è a due passi dal comune di Faenza.

Come se non bastasse, Civitella di Romagna, uno dei comuni che aderiscono ad ALEA Ambiente, si è classificata prima in Emilia Romagna tra i comuni con meno di 5000 abitanti nella categoria rifiuti a smaltimento con 33,2 kg per abitante all’anno. E Forlì, nella categoria sopra i 25.000 abitanti si è classificata quinta, prima tra tutti i capoluoghi di provincia, con soli 87,3 kg di rifiuti smaltiti pro-capite all’anno. Giova ricordarlo: a Faenza siamo a 240 kg! Sempre Civitella di Romagna si è classificata quinta in regione nella categoria percentuale di raccolta differenziata con oltre l’87%, mentre ALEA tra i gestori regionali si è posizionata seconda, subito dopo AIMAG per percentuale di raccolta differenziata e kg di rifiuti a smaltimento.

 

Nota
Le fonti di questo lavoro: Comuni Ricicloni Emilia Romagna 2021 di Legambiente; Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2021 di ISPRA.

 

I rifiuti sono ancora un problema a Faenza? Qualche dato. ultima modifica: 2022-03-07T17:16:49+00:00 da Giorgio Della Valle

Rispondi