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Faenza: comune virtuoso nella gestione dei rifiuti?

Faenza: comune virtuoso nella gestione dei rifiuti?

È più corretto scrivere che il Comune di Faenza ha raggiunto una raccolta differenziata del 48%, oppure che non è riuscito ad andare oltre il 48%? Ovverossia, capovolgendo i valori, che è riuscito a contenere lo smaltimento dei rifiuti (cioè destinati alle discariche o agli inceneritori) al 52% di quelli prodotti, oppure che non ha saputo fare meglio?

Domande, tanto semplici quanto inevitabili, alle quali è possibile rispondere. Basterebbe riferirsi all’obiettivo della Legge Regionale n. 16 del 2015, fissato al 73% di raccolta differenziata da raggiungersi entro il 2020, per concludere che Faenza è ben lontana dall’essere un comune virtuoso. Conviene, però, addentrarci nei dati: non sarà semplice, ma promette interessanti sorprese.

Una premessa: i valori utilizzati nel presente lavoro sono stati divulgati durante due convegni, “Comuni verso rifiuti zero”, tenutosi il 2 Febbraio 2019, e “Comuni Ricicloni Emilia Romagna”, tenutosi il 31 Ottobre 2019, e sono basati sui dati ufficiali di Arpae.

I dati
Percentuale di raccolta differenziata.
Con il 48% di RD Faenza si pone tra i comuni dell’Emilia-Romagna che occupano le ultime posizioni.
Per confronto, i primi 30 comuni della Regione vanno da un minimo del 75% ad un massimo del 90,8% (San Felice sul Panaro in provincia di Modena).
E sono 84, nel 2018, (8 in più rispetto all’anno precedente) i Comuni che hanno superato il 75% di raccolta differenziata  arrivando  anticipatamente  all’obiettivo  del  Piano  Regionale  dei  Rifiuti fissato al 73% per il 2020.

Se è vero che sono i comuni di piccole e medie dimensioni ad ottenere le percentuali di RD differenziata più alta, Ferrara e Parma superano il limite dell’80%.

Quantitativo pro capite smaltito
La percentuale di RD è il parametro più diffuso e riconoscibile, ma è il quantitativo di rifiuto pro capite smaltito (cioè indirizzato a discariche ed inceneritori) ad indicare una buona gestione dei rifiuti urbani.
E Faenza, con 334 kg di rifiuti non riciclati per abitante residente, oltre 100 kg sopra la media dei comuni della regione (229 kg annui per abitante), si pone in 247° posizione tra i 333 comuni della regione.
Comacchio supera i 700 kg e Cervia arriva a 662 kg, ma i primi 30 comuni della  regione producono meno di 106 kg con il vertice di San Felice sul Panaro che scende a soli 45 kg di rifiuti indifferenziati.
Sono 89, nel 2018, i Comuni della Regione che smaltiscono meno di 150kg/abitante (obiettivo previsto dalla Legge Regionale n. 16 del 5 Ottobre 2015), rispetto agli 85 dello scorso anno e ai 64 di due anni fa. Una tendenza all’aumento graduale nonostante  il  2018  sia  stato  segnato  da  un  incremento  del  4%  della  produzione  di  rifiuti, in controtendenza rispetto alla riduzione degli anni precedenti.
Si tratta di scostamenti, dovuti in buona parte all’aumento del verde raccolto (il 2017 era stato  un anno segnato da un’intensa siccità), ma anche ad altri tipi di dinamiche. In ogni modo, si conferma la difficoltà ad  incidere  veramente con azioni di prevenzione  rifiuti e quindi sul totale degli scarti prodotti dalle famiglie.

Anche per questo parametro, non sono le dimensioni del comune a stabilire le prestazioni, con Parma e Ferrara che non vanno oltre i 107 kg per abitante di indifferenziato all’anno.
Non solo Faenza, ma tutta la Provincia di Ravenna si segnala come il territorio più arretrato: Ravenna smaltisce più di tutti gli altri capoluoghi di provincia e nessun comune del ravennate si segnala per risultati di rilievo.
Unico elemento positivo nell’area romagnola l’esperienza innovativa di Alea, avviata nella seconda
metà del 2018, dunque ancora in divenire, ma che sta portando a rapidissimi miglioramenti.

Aumento di raccolta differenziata

I dati contenuti nella tabella forniscono una interessante considerazione: è solo grazie al passaggio al sistema a tariffazione puntuale che i comuni possono sperare di incrementare in modo significativo la percentuale di RD e, nel contempo, diminuire il quantitativo di rifiuti destinato allo smaltimento.

Tariffazione puntuale
Il  modello, che  prevede  la raccolta di organico, sfalci/potature, carta ed indifferenziato e la presenza in strada di cassonetti  per la plastica ed il vetro/metalli, calcola, infatti, la tariffa puntuale (corrispettiva), non sulle superfici degli immobili ma sull’effettiva quantità dei rifiuti conferiti grazie alla presenza sui contenitori personalizzati di un microchip che consente di misurare i rifiuti conferiti  da  parte  di  ogni  utenza.
È attraverso l’applicazione del principio “più smaltisci, più paghi” che si raggiunge l’obiettivo di responsabilizzare sia i cittadini che le imprese, stimolare ad acquisti più attenti agli scarti finali, agendo dunque sulla prevenzione.
Puntualmente, la Legge regionale 16/2015 prevede che tutti i Comuni della Regione passino a questo modello di raccolta entro la fine del 2020.
Bene, nel 2018 il bacino a Tariffa puntuale era di circa 906.000 abitanti con uno  smaltimento medio di 111,5 kg/abitante  e RD superiore all’80%.
Anche in questo ambito si segnala in negativo la Provincia di Ravenna: ad un anno dalla scadenza per il passaggio alla tariffazione puntuale, non è attiva alcuna sperimentazione.

Faenza, ossia modello di raccolta stradale
Un modello con evidenti limiti.

Un modello che la legislazione regionale intende superare e che comporta, anche a Faenza, valori di riciclo non invidiabili:

  • 642 kg annui di rifiuti per abitante residente, rispetto ad una media regionale di 649 kg;
  • 48% la percentuale dei rifiuti differenziati;
  • 334 kg di rifiuti annui per abitante residente non sottoposti a riciclo, destinati dunque alla discarica o all’inceneritore.

I gestori
Accertato che il Comune di Faenza non può essere annoverato tra i comuni virtuosi dell’Emilia-Romagna nella gestione dei rifiuti, spostiamo l’attenzione ad un ambito territoriale più ampio, quello che vede coinvolti i gestori dei sistemi di raccolta dei rifiuti urbani.
Ponendoci un’ulteriore semplice domanda: quanta parte di responsabilità spetta loro nella buona o pessima gestione dei sistemi di raccolta?
In Regione operano 11 gestori: 2 servono un unico comune, 7 gestori servono fra i 7 e i 21 comuni, 2 gestori servono oltre 100 comuni.

Rifiuti urbani non a riciclo

AIMAG, S. Donino e GEOVEST si collocano sotto i 150 kg/Residente di Rifiuti Urbani Non a Riciclo; 4 sono sotto la media regionale; HERA e i 3 gestori di montagna (ma questi ultimi, per ragioni geografiche e socio economiche, si trovano ad affrontare difficoltà maggiori, peraltro riconosciute dalla Legge Regionale 16/2015) sono lontani da ogni traguardo di legge.

Anche nell’ambito della raccolta differenziata HERA si pone esattamente prima degli ultimi tre comuni di montagna, con una percentuale pari al 52%, ben al di sotto dell’obiettivo di legge stabilito al 73%.

HERA vs Aimag e Saber
La ragione di questa giustapposizione è conseguente alla domanda che ci siamo posti: Aimag, Saber e Clara lavorano con comuni a sola tariffa puntuale, mentre HERA annovera tra i propri 120 comuni solo 9 comuni a tariffa puntuale.
E lo scarto è inequivocabile:

  • Aimag ha una quantità di rifiuti non a riciclo di 86 kg per abitante residente e una % di raccolta differenziata dell’82%;
  • Saber ha una quantità di rifiuti non a riciclo di 196 kg per abitante residente e una % di raccolta differenziata del 75%;
  • HERA ha una quantità di rifiuti non a riciclo di 288 kg per abitante residente e una % di raccolta differenziata del 52%.

Aimag: un’interessante esperienza

Il Gruppo AIMAG gestisce il ciclo integrato dei rifiuti in 11 Comuni della Provincia di Modena, 166 mila abitanti, assicurando la raccolta e il recupero/smaltimento nei propri impianti.
In accordo con le amministrazioni comunali del territorio, è stata adottata la raccolta  domiciliare  dei  rifiuti  con  applicazione  della  tariffa  puntuale.
AIMAG intende presentarsi come azienda #plastic free# adottando alcune misure:

  • eliminazione delle  bottigliette  di  plastica fornendo  tutti i dipendenti/amministratori  del Gruppo  di  borracce  per  l’utilizzo  dell’acqua  di rete;
  • adozione di bicchieri  in  materiale  non  plastico  per  la somministrazione  delle  bevande  calde  (in futuro possibile pensare ad una tazza personale da  posizionare  sotto  all’erogatore  della macchinetta)  e  utilizzo  di  palettine  non  in plastica  ma  in  legno;  
  • richiesta di contenitori non plastici  per  la  somministrazione  dei  pasti all’interno  della  mensa  aziendale;  sostituzione delle posate in plastica con quelle in metallo;
  • dotare di borracce tutti gli studenti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado.

Liberi dalla plastica
In verità, anche le amministrazioni comunali hanno numerose possibilità di apportare cambiamenti  efficaci  e  sostenibili  all’interno  delle  proprie  aree  di  competenza.
Solo nel 2018, 5 Comuni della Regione hanno emanato un’ordinanza “plastic free”: Calderara di  Reno  (BO),  Caselfranco  Emilia  (MO),  Poggio  Torriana  (RN),  Montechiarugolo  (PR), Forlimpopoli (FC), tutti Comuni sopra i 10.000 abitanti fatta eccezione per Poggio Torriana. 
Nello  specifico,  Calderara  di  Reno  vieta  l’uso  dal  primo  di  ottobre  2019  di  piatti,  bicchieri, posate  e  sacchetti  di  plastica  monouso  durante  le  sagre  ed  eventi;  dal  1  gennaio  2020  il divieto includerà anche le mense private.
Un caso interessante è Forlimpopoli, che già nel 2010 ha attuato una delibera (che diventa ordinanza  nel  giugno  dello  stesso  anno)  per  eliminare  le  stoviglie  in  plastica  monouso  nel territorio comunale durante le manifestazioni pubbliche ed aperte al pubblico.  

Conclusioni
Che lo si metta in rapporto con le numerose esperienze regionali, o che lo si relazioni agli obiettivi della Regione Emilia-Romagna per il 2020, dopo questa breve disanima dei dati a noi sembra ragionevole concludere che il Comune di Faenza raggiunga risultati modesti nella gestione dei rifiuti.
E che, dunque, gli obiettivi di legge si debbano e si possano raggiungere, ma a condizione di operare scelte di innovazione rapide e radicali.
La raccolta stradale ha da tempo esaurito la propria capacità di rispondere alle sfide che i nuovi eventi ci impongono, e riteniamo vada superata.
Ma come?
Continuando ad appoggiarsi ad una azienda di gestione dei rifiuti che, quantomeno, non ha mai dimostrato un soverchio interesse nel promuovere l’applicazione della tariffazione puntuale, convinti che le recenti, modeste, innovazioni introdotte permettano di migliorare le prestazioni degli oltre venti punti percentuali che la legge ci richiede?
Se anche per il 2018 in regione si segnala una diminuzione dei rifiuti avviati a smaltimento: 50.000 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente, 150.000 in meno rispetto al 2016, e 600.000 tonnellate sfuggite alla discarica e agli inceneritori negli ultimi 10 anni, ciò si deve esclusivamente al radicale passaggio ai sistemi di raccolta puntuale e non è casuale che – a livello di  gestori – le  prestazioni  migliori  si  registrano  in territori  serviti da aziende di dimensioni limitate e saldamente sotto il controllo dei Comuni.
Come non pensare, dunque, all’unica realtà innovativa apparsa nella Romagna, quella che Alea sta sperimentando dalla seconda metà  del 2018? Ancora in divenire, ma che sta progredendo con rapidità in Comuni adiacenti a quello di Faenza.
Un pensiero, una valutazione, una collaborazione, una condivisione …

Note

  • Nelle indagini, pubblicate da “Comuni Ricicloni Emilia Romagna” e da “Comuni verso rifiuti zero” e utilizzate nel presente lavoro, i dati forniti da Arpae sono stati sottoposti a metodi di calcolo differenti da quelli utilizzati dalla Regione Emilia-Romagna.
  • Nel calcolo della RD “Comuni Ricicloni” ha deciso di utilizzare il metodo che non considera nel computo della RD ingombranti ed inerti raccolti in modo differenziato ma non avviati a recupero.
  • Oltre a ciò, lo studio si è incentrato sui rifiuti urbani (oggetto del servizio di raccolta pubblico), all’interno dei quali sono presenti non solo scarti da utenze domestiche, ma anche gli scarti da attività economiche che i regolamenti comunali assimilano ai rifiuti urbani.
  • La Rete Rifiuti Zero adotta un criterio diverso rispetto a quello della Regione Emilia Romagna la quale inserisce nei Rifiuti Urbani anche i Rifiuti Speciali dichiarati dalle Utenze Non Domestiche, aziende, queste ultime, che inviano autonomamente a riciclo a propria cura e spese, oppure vengono conteggiati fra la Raccolta Differenziata e il Riciclo tutti gli ingombranti purché siano stati inviati ad un impianto di selezione senza tener conto degli scarti che in questo caso sono normalmente molto superiori al 50%.
  • Questi differenti metodi di calcolo comportano una variazione nei risultati rispetto a quelli ufficiali dell’Emilia-Romagna del 6% circa. Puntualmente, se nell’indagine di Rete Rifiuti Zero Faenza ricicla il 48% dei rifiuti prodotti, nelle statistiche della Regione Emilia-Romagna raggiunge il 55,4% di raccolta differenziata. Di seguito la tabella con i dati sulla RD dei comuni della Provincia di Ravenna pubblicata nel sito della Regione Emilia Romagna.
  • Comunque la si calcoli, la percentuale di raccolta differenziata a Faenza, oltre che essere ben lontana dall’obiettivo previsto dal Piano regionale di gestione dei rifiuti, è significativamente inferiore anche al valore della raccolta differenziata media della regione, che nel 2018 ha raggiunto il 68%. Faenza non sfigura nella Provincia di Ravenna che, buon ultima in regione, non riesce a differenziare che il 56,6%. Ma gli obiettivi di Hera sono ambiziosi, proponendosi per il 2020 una quota di raccolta differenziata al 79%, il che significherebbe recuperare in un solo anno il 23,6% in più di rifiuti destinati allo smaltimento. Non male.
  • Infine, avendo più volte citata Legge Regionale n.16 del 2015, riportiamo, per chiarezza, il comma 6 dell’Art. 1:

“Regione Emilia-Romagna
LEGGE REGIONALE 5 OTTOBRE 2015, N.16
DISPOSIZIONI A SOSTEGNO DELL’ECONOMIA CIRCOLARE, DELLA RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI URBANI, DEL RIUSO DEI BENI A FINE VITA, DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA E MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 19 AGOSTO 1996 N. 31 (DISCIPLINA DEL TRIBUTO SPECIALE PER IL DEPOSITO IN DISCARICA DEI RIFIUTI SOLIDI)
(…)
Articolo 1
(…)

  1. La pianificazione regionale, anche con riferimento alla programmazione impiantistica e alla gestione dei flussi, assume gli obiettivi previsti dalla presente legge. In particolare pone come obiettivi minimi al 2020:
  2. a) la riduzione della produzione procapite dei rifiuti urbani dal 20 per cento al 25 per cento, rispetto alla produzione del 2011;
  3. b) la raccolta differenziata al 73 per cento;
  4. c) il 70 per cento di riciclaggio di materia”.

Allegati
   Comuni Ricicloni – Dossier 2019
   Rete Regionale Rifiuti Zero – Dossier 2019

Faenza: comune virtuoso nella gestione dei rifiuti? ultima modifica: 2019-12-01T16:34:32+00:00 da Giorgio Della Valle

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