Menu Chiudi

Ciclabile di Corso Matteotti: di certo, un errore?

Ciclabile di Corso Matteotti: di certo, un errore?

Dunque, si è trattato di un errore. Un errore incredibile, certo, ma pur sempre un errore. Banale, oltretutto.

Eppure, nonostante le dichiarazioni ufficiali, facciamo fatica a capacitarci di come sia stato possibile commettere un errore in un compito così semplice: tracciare due linee continue, una bianca ed una gialla di differente larghezza, ad una distanza precisa dal leggero avvallamento destinato al convogliamento delle acque piovane. Tutto perfetto, la larghezze delle linee, la loro reciproca separazione e il parallelismo con l’avvallamento. Un solo errore: la distanza da quest’ultimo, ridotta ad una trentina di centimetri. A detta di tutti incompatibile con il passaggio di una bicicletta, anche da bambino.

Sempre nei comunicati ufficiali si afferma che alla società Italgas – per inciso, niente panico in Borsa, gli investitori hanno riconosciuto alla società la giusta solidità per superare il difficile momento causato da un decimetrico errore in un storica città dell’Italia centro-settentrionale –  era stato chiesto di ripristinare la segnaletica orizzontale alle condizioni antecedenti l’intervento. Immaginiamo che nella richiesta rivolta alla società Italgas da parte del Comune di Faenza, poiché non crediamo sia possibile pretendere che a compiere il lavoro fossero incaricate persone residenti a Faenza e a perfetta conoscenza della segnaletica orizzontale della città, fossero dettagliate tutte le caratteristiche del lavoro, compresa la distanza dal leggero avvallamento.

Tuttavia, i responsabili della ditta incaricata da Italgas di ripristinare la segnaletica orizzontale si sono concessi la libertà di fare altro, avvicinando pericolosamente la doppia linea continua al piccolo avvallamento. Come sia stato possibile non è dato sapere. Forse non erano a conoscenza del fatto che quelle due linee continue delimitavano una pista ciclabile? E che, dunque, la distanza non era un elemento irrilevante? Però, curiosamente, nella parte terminale di Corso Matteotti, verso Porta Montanara, hanno commesso un errore dell’errore e, per autocorrezione involontaria, la pista ciclabile ha ripreso, nei suoi ultimi decimetri, la larghezza originaria.

Si potrebbe, però, ipotizzare che chi ha fatto tracciare le righe non ha potuto che adattarsi alla situazione ( presenza di stalli per sosta auto e percorso pedonale minimo), delimitando una giusta larghezza della sede stradale riservata alle auto e lasciando alla ciclabile quello che rimane (cunetta scolo acque e marciapiede).

Di fatto, se la larghezza della parte carrabile rientrasse nella norma, l’opera degli esecutori non si potrebbe configurare come un errore. Non ci sono alternative: la convivenza di auto, pedoni e bici esclude la presenza dei parcheggi.

Opinabile o meno la nostra ricostruzione dei fatti, siamo giunti alla questione cardine del nostro racconto: in quei giorni precedenti il ferragosto, con gli addetti all’opera, ma anche nei successivi, con gli esiti dell’intervento visibilissimi, dove era il Comune di Faenza? Evidentemente era altrove, dunque non ha esercitato alcuna forma di controllo, anche solo per scongiurare piccole deviazioni da quanto pattuito. Si può allora parlare di dimenticanza? O addirittura di errore? Oppure è prassi consueta che nessuno si accerti che un intervento, in questo caso di estrema importanza simbolica per la mobilità a Faenza, sia fatto nel migliore dei modi? O semplicemente nel rispetto di quanto concordato? Oppure, nel modo più prosaico, si è trattato solo di mancanza di personale?

Qualunque ne sia la ragione, lo scoprire che l’autorità pubblica non è in grado di svolgere il compito del controllore negli interventi che hanno a che fare con il bene comune ci lascia sconcertati.

Ma c’è, a nostro parere, il modo di rimediare a quanto accaduto. Dovendo nuovamente intervenire, si potrebbe cogliere l’occasione per andare oltre, rendendo finalmente quella pista una vera pista ciclabile. Raggiungendo due obiettivi: darle le dimensioni previste dalle normative e, al contempo, incrementare, seppure di una minima frazione percentuale, la quasi invisibile presenza di piste solo ciclabili a Faenza. Recuperando il progetto presentato tempo fa da Legambiente Faenza e da Fiab Faenza. Che è semplice e però non è a costo zero, richiede qualche coraggiosa decisione.

Partendo dal presupposto che una pista ciclabile su corsia riservata debba avere una larghezza di un metro e mezzo, comprese le linee di demarcazione, perché così stabiliscono le normative e perché solo così l’andare in bicicletta in città, oltre che essere bello e salutare, si ritrova ad essere anche sicuro, diviene inevitabile prevedere due azioni:

  • introdurre il divieto di fermata e farlo rispettare in modo risoluto;
  • eliminare i 13 posti auto e riorganizzare i posti destinati al carico/scarico merci in modo da non ostacolare il transito dei veicoli.

Due piccole semplici azioni.

In fine
Faenza 21 agosto 2020

Cancellato l’errore e tutto ripristinato.

In successione, prima, 

durante,

e ora.

Perfetto, tutto come prima!

Ciclabile di Corso Matteotti: di certo, un errore? ultima modifica: 2020-08-21T16:51:30+00:00 da Giorgio Della Valle

Rispondi