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Eventi estremi e cambiamento climatico in Emilia-Romagna

COMUNICATO STAMPA Bologna 29 ottobre 2020

Il Emilia-Romagna eventi estremi e cambiamento climatico in atto 

Negli ultimi 10 anni alluvioni continue in ogni parte della Regione e anomalie climatiche mai registrate dagli anni 60

“Difendersi deve essere la priorità per gli investimenti e per la pianificazione territoriale”

Legambiente lancia la campagna regionale di sensibilizzazione sul rischio climatico in collaborazione con il progetto LIFE Derris. Pubblicato il dossier con eventi e la presentazione degli strumenti informativi di Regione e ARPAE

 

Il cambiamento climatico sta modificando rapidamente gli scenari di rischio con cui convivere e la frequenza di eventi estremi. Inoltre, nei prossimi anni la situazione climatica è destinata a cambiare ancora di più. Precipitazioni più concentrate con clima più caldo generano maggiore rischio di eventi estremi, quali supercelle temporalesche con intensi rovesci, grandi colpi di vento e forti grandinate.

Già oggi gli effetti in Emilia-Romagna sono macroscopici e rilevabili dai dati dell’Osservatorio Clima di Arpae: nel 2017 abbiamo assistito ad una crisi idrica dagli effetti drammatici e il record massimo di temperatura registrata in regione, mentre a dicembre dello stesso anno la troppa acqua ha invaso Lentigione (RE) e Colorno (PR). Nel 2019 si è avuto il maggio più piovoso dal ’61 seguito dal giugno più caldo. Le temperature medie sono molto più alte rispetto al passato (+1,1 gradi in media nel 1991-2015 rispetto al 1961-90, +2 gradi in estate).

Il cambio clima si inserisce in un quadro già delicato per la nostra regione. Secondo il rapporto ISPRA 2018 l’Emilia Romagna è – per la propria conformazione morfologica e geologica – la regione a più alta superficie esposta a pericolosità idraulica rilevante: relativamente allo scenario di pericolosità medio (eventi con tempo di ritorno tra i 100 e 200 anni) la superficie interessata è pari al 45% rispetto ad una media nazionale dell’8%.

Nell’ultimo decennio si sono succedute alluvioni con portata straordinaria e conseguenti allagamenti in numerose aree della Regione (si veda scheda successiva). Decessi per troppa acqua si sono registrati da Rimini a Piacenza. Sono oltre  500 milioni di euro i danni stimati solo per 4 delle alluvioni più rilevanti dal 2014.

Sono questi alcuni dei dati estratti dal dossier presentato oggi da Legambiente IL CLIMA CI RIGUARDA: rischi futuri in Emilia-Romagna, scaricabile al seguente LINK. Una pubblicazione realizzata in collaborazione con il progetto LIFE DERRIS, che vede i contributo di diversi esperti di clima, rischio e analisi idraulica. Il dossier e l’evento di lancio rappresenta anche l’avvio della campagna di sensibilizzazione Il Clima ci Riguarda, un’iniziativa di Legambiente volta a fare conoscere a cittadini e imprese i rischi del clima che cambia e gli strumenti messi in campo dalle pubbliche amministrazioni. (A questo link, sul canale youtube dell’Associazione è disponibile il video del convegno di presentazione).

Alcune delle simulazioni presentate nel dossier e le carte del Rischio – come quelle della costa – mostrano scenari di grande preoccupazione con importanti aree delle città costiere potenzialmente allagabili. Un lavoro di analisi prezioso fatto dagli uffici tecnici della Regione e di AdBPo, spesso però poco conosciuto dai cittadini e dagli stessi amministratori locali.

Esiste dunque un problema ampio di messa in sicurezza delle attività economiche, dell’incolumità delle persone e dei loro beni. Un problema purtroppo sottovalutato e su cui occorre un ampio lavoro di comunicazione:

  • una comunicazione ai cittadini, per essere tutti più consapevoli e attrezzati ad affrontare il rischio che connota il territorio in cui viviamo;
  • un lavoro verso le imprese, soprattutto le piccole e medie, meno preparate ad affrontare un evento calamitoso e dunque più vulnerabili ad un’interruzione forzata delle attività che può comportarne la chiusura definitiva;
  • un lavoro di sensibilizzazione sui decisori politici ed economici: ancora troppe scelte urbanistiche vanno nella direzione di rafforzare abitati in zone a rischio, mentre sono ancora troppo poche le risorse pubbliche destinate alla prevenzione e l’adattamento.

Alcune delle valutazioni riportate mostrano possibili soluzioni. Le simulazioni emerse dal progetto Safer Places  sulla città di Rimini evidenziano di quanto si possa ridurre i danni da ingressione marina con un intervento di rialzo costiero, come quello legato al progetto del Parco del Mare. Nel lavoro fatto sull’area produttiva di Bomporto (RN) emergono le azioni che un comparto industriale può mettere in campo per ridurre i rischi climatici sia con interventi strutturali, come la realizzazione di vasche della pioggia, sia con procedure gestionali semplici quali quella di evitare magazzini con materiali al livello del suolo.

Legambiente sollecita dunque ad un uso conseguente delle risorse pubbliche. Risulta centrale una corretta finalizzazione dei fondi europei di Next Generation EU. A livello regionale l’imminente Patto per il Lavoro ed il Clima deve essere la sede dove pensare questa innovazione, mettendo in campo progetti locali, ma al tempo stesso agendo da stimolo verso il Governo per un quadro nazionale adeguato.

Ricordiamo l’enorme cantiere costituito dalla messa in sicurezza del territorio, dalla protezione e manutenzione delle infrastrutture esistenti e dalle rigenerazioni delle città – commenta Legambiente – Un campo di intervento pubblico che garantirebbe un utilizzo rapido delle risorse, con un immediato sostegno al lavoro (a differenza di grandi progetti infrastrutturali, spesso impattanti) e che aiuterebbe a prevenire le spese ben più consistenti dell’emergenza”.

Un’ultima valutazione, infine, va fatta sul tipo di interventi di messa in sicurezza di cui abbiamo bisogno. Le situazioni di rischio intrinseco del territorio sono amplificate dalla crescita scomposta delle aree urbanizzate e l’assottigliamento delle aree naturali a disposizione dell’acqua per espandersi: attorno ai fiumi e lungo la costa il cemento ha creato un forzato irrigidimento di confini che invece sono, per loro natura, mutevoli nel tempo.

Il modello di protezione finora adottato rischia di inseguire le emergenze, producendo costi di manutenzione e gestione dei manufatti insostenibili, ma senza garantire la sicurezza necessaria. Servono dunque scelte di altro tipo e strategie di pianificazione che ridiano spazio ai fiumi, che garantiscano aree di laminazione naturale della piene e che, sulla costa permettano la ricostruzione delle dune litoranee.  Le cosiddette soluzioni win win in cui ambiente, costi di gestione e sicurezza possono convivere nel modo migliore. Purtroppo finora poco praticate quando si scende nel concreto.

SCHEDE ESTRATTE DAL DOSSIER 
ANOMALIE CLIMA negli ultimi 3 anni (fonte Osservatorio Clima Arpae)

Il 2017 si è aperto in piena siccità, cominciata nell’autunno precedente e protrattasi fino alla fine di agosto, con tanto di dichiarazione di stato di emergenza.  Le temperature massime del 2017 sono risultate in media le più alte dal 1961 – con un record assoluto (dal 1961) di 42,5 gradi a Brisighella il 4 agosto – e l’anno è stato tra i meno piovosi, con un record negativo di soli 92 giorni piovosi. Ciononostante nel 2017 sono state diramate ben 140 allerte di protezione civile, si sono verificati numerosi eventi estremi, l’anno è culminato in dicembre con un’alluvione nel comune di Brescello (a Lentigione), dopo piogge record sui crinali parmensi e reggiani.

Anche il 2018 è stato un anno caldo, con temperature minime che in media sono risultate le  più alte dal 1961. Da notare il record di ben 31 gradi nel parmense il 24 ottobre. Le allerte emesse sono state 126 e in tutti i mesi, salvo gennaio e aprile, si sono verificati da 1 a 5 eventi meteo rilevanti, con forti piogge, piene fluviali, smottamenti, grandine, trombe d’aria, allagamenti e fulminazioni.

Il 2019 è stato anno di estremi opposti, con freddo e nevicata tardiva record a maggio. Nello stesso mese le precipitazioni sono state le più abbondanti registrate (triple rispetto alla media).  Il mese successivo invece è risultato in media il giugno più caldo dal 1961 e a fine mese ha fatto registrare il record di 40 gradi in un paio di stazioni di misura. Nel complesso l’anno 2019 è stato il quarto più caldo dal 1961 e tra i dieci più piovosi. Tra gli eventi estremi del 2019 è ricordiamo: in febbraio l’allagamento di 27 kmq di terreni agricoli a Castel Maggiore (BO) a seguito di una rottura arginale, la fortissima grandinata del 22 giugno tra Modena e Imola con gravi danni a cose e persone, e la tromba d’aria che ha spazzato via una parte della pineta di Milano Marittima il 10 luglio. Con 133 allerte ed eventi idrometeo rilevanti in tutti i mesi salvo settembre.

EVENTI ESTREMI CITATI NEL DOSSIER 


Mappa degli eventi estremi dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente – Osservatorio Città Clima di Legambiente: https://cittaclima.it/

AnnoMeseLuogoDescrizione
2011GiugnoSala Baganza, Fornovo e Collecchio (PR)Alluvione
2013MaggioCastelfranco Emilia (MO)Tromba d’aria
GiugnoRiminiAlluvione
AgostoGranarolo dell’Emilia (BO)Tromba d’aria
OttobreSalsomaggiore (PR)Alluvione
2014GennaioBastiglia e Bomporto (MO)Alluvione
FebbraioMonzuno (BO).Alluvione
GiugnoBolognaAlluvione e tromba d’aria
SettembreImola (BO)Alluvione
OttobreParmaAlluvione
2015FebbraioCesenatico (FC)Alluvione
SettembreValtrebbiaAlluvione
2017AprileCodogna e Alberone (FE)Tromba d’aria
GiugnoRavennaTromba d’aria
DicembreLentigione di Brescello (RE)Alluvione
DicembreColorno (PR)Alluvione
2018FebbraioModenaAlluvione
MarzoRiminiTromba d’aria
GiugnoTraversetolo (PR) e Castione Baratti (BO)Alluvione
LuglioParmaAlluvione e Tromba d’aria
AgostoCastelvetro di Modena (MO) e Argenta (FE)Alluvione
SettembreSant’Ilario d’Enza (RE)Tromba d’aria
OttobreCorpolò, Misano Adriatico e Cattolica  (RN)Tromba d’aria
2019FebbraioCastel Maggiore e Argelato (BO)Alluvione
MaggioRavennaAlluvione
GiugnoModena e FerraraAlluvione
LuglioParma e CerviaTromba d’aria
AgostoVigarano Mainarda (FE)Tromba d’aria
SettembreCesena (FC)Alluvione
OttobreLanghinaro (PR)Alluvione
NovembreBudrio (BO)Alluvione
2020AprileCasalecchio di Reno (BO)Tromba d’aria
LuglioValsamoggia (BO), Ostellato (FE), Vecchiazzano (FC)Alluvione

LE BUONE PRATICHE CITATE NEL DOSSIER:

Life Derris: nato nel 2015 il progetto Life DERRIS (DisastEr Risk Reduction InSurance), co-finanziato dalla Commissione europea e di cui Unipol Gruppo è stato capofila insieme ai partner ANCI, Città di Torino, Coordinamento Agenda 21, CINEAS e UnipolSai. L’idea di fondo del progetto è quella di affrontare la doppia criticità legata alla scarsa cultura del rischio ed assenza di strumenti adeguati a disposizione delle pubbliche amministrazioni mettendo in pratica un auspicio di forte rilievo al ruolo innovativo che il settore assicurativo può svolgere nel promuovere una migliore prevenzione e gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici.

SaferPlaces: occorre agire in fretta per dotare le città di misure di mitigazione del rischio climatico al fine di ridurre i danni economici associati. Agire significa pianificare e ri-progettare parte delle nostre città. In questo contesto si inserisce il progetto SaferPlaces, cofinanziato dalla EIT Climate- KIC, la sezione dedicata ai cambiamenti climatici dell’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), coordinato da GECOsistema srl e sviluppato insieme ad enti di ricerca (CMCC, GFZ), università (UNIBO, UPM) ed imprese private (MEEO).  L’obiettivo di SaferPLACES è la creazione di un servizio climatico per una migliore valutazione dei rischi e dei pericoli di inondazione di tipo pluviale, fluviale e costiero in ambienti urbani.

Life Iris: la zona industriale di Bomporto si trova a nord della provincia di Modena tra il fiume Panaro e il Secchia. Tale area – la cui estensione è 80 ettari (di cui 6 ancora da attuare) – ospita circa 70 aziende ed è stata selezionata come caso studio del progetto Life Iris. Le 13 azioni previste si concentrano all’interno del perimetro dell’ambito industriale, con l’obiettivo di identificare e attuare misure di adattamento e miglioramento della resilienza dell’insieme degli ambiti pubblici e degli spazi privati che caratterizzano l’area.

Life RainBO: il Comune di Bologna ha scelto di dotarsi di un Piano di Adattamento ai cambiamenti climatici, che è stato elaborato grazie al progetto Life BLUEAP (Bologna Local Urban Adaptation Plan for a resilient city) e approvato nel 2015. Il progetto RainBO nasce come richiamo del progetto BLUEAP e rappresenta uno strumento concreto per l’implementazione del Piano di Adattamento. Ha l’obiettivo di aumentare la resilienza dei centri urbani ai fenomeni di pioggia intensa, attraverso il perfezionamento delle conoscenze e dei mezzi per reagire agli eventi improvvisi di piena.

LE FONTI DEI DATI e o MAPPE
Carte del rischio della regione: https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/suolo-bacino/sezioni/piano-di-gestione-del-rischio-alluvioni/mappe-pgra-secondo-cicl

 

L’Ufficio stampa
ufficiostampa@legambiente.emiliaromagna.it
Tel: 051241324

Eventi estremi e cambiamento climatico in Emilia-Romagna ultima modifica: 2020-11-03T19:08:09+00:00 da Giorgio Della Valle

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