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“Non si può ricostruire come prima”. O no?

Comunicato Stampa – 8 Novembre 2023

“Non si può ricostruire come prima”. O no?

 

Forse, il susseguirsi di “eventi estremi”, di maggiore o minore entità, in diverse zone del paese, potrebbe portare ad attenuare il chiacchiericcio di chi pensa, e dice, di avere trovato tutte le soluzioni.

In molti, e noi tra questi, pensano che concentrazioni di piogge consistenti, assieme a periodi di forte siccità, saranno sempre più frequenti, anche come conseguenza dei cambiamenti climatici in atto, e ovviamente questi eventi produrranno danni, in particolare in territori naturalmente fragili e entropizzati (ossia grande consumo e impermeabilizzazione dei suoli, ampie autorizzazioni a costruire anche in luoghi a rischio…).

Tuttavia, tra questa maggioranza (perché c’è anche chi nega le precedenti affermazioni) per quando riguarda gli interventi necessari e i comportamenti da adottare, si intrecciano buoni propositi, con soluzioni da bar e comportamenti poco coerenti.

Questo vale per esperti, o presunti tali, ed anche per i decisori politici ai diversi livelli.

Abbiamo sentito da diversi Amministratori locali importanti affermazioni: “Serve un cambio di passo”; “ripensare unitariamente tutta l’organizzazione del territorio dall’appennino al mare”; “cominciare a de-costruire e rendere di nuovo permeabile parte del territorio”.. Contemporaneamente, altri invece. hanno detto che occorre: “ricostruire come prima”… oppure che “ il tema del consumo di suolo c’entra poco.” (infatti qualcuno appena a un mese dalla prima alluvione ha deliberato importanti nuove urbanizzazioni).

A livello più strettamente locale le nostre amministrazioni si sono collocate più tra le prime affermazioni, piuttosto che con le seconde, ma oggi, anche a Faenza, è ripartito il dibattito su nuove urbanizzazioni in zone già alluvionate.

Il caso più noto è quello dell’orto della Ghilana – per il quale la Giunta ha già approvato il nuovo accordo operativo con la proprietà – ma altri casi riguardano un’area attigua alla rotonda XXV Aprile (vicino alla “casa sul fiume”)  o un’altra in via Chiarini.

In tutti questi casi noi pensiamo che il problema non sia una discussione burocratica sulle norme su “diritti acquisiti”, quali modifiche ai progetti, quali “compensazioni” , ecc. chiediamo invece che si utilizzi un’ altra norma, quella sul “principio di precauzione”, o più semplicemente sul principio del buon senso: in quelle zone non si deve costruire.

Questo significa “cambio di passo” e riconoscimento che “non si può ricostruire (e costruire) esattamente come prima”, che alcuni amministratori hanno giustamente sostenuto.

E’ comprensibile che le proprietà interessate si dolgano delle perdite economiche (o dei mancati introiti) che ne deriverebbero (anche questi danni potrebbero ricadere tra i ristori che il governo Meloni ha garantito al 100%) vorremo ricordare che vi sono cittadini che dall’alluvione che hanno già perso molto di più, in particolare in rapporto al rispettivo patrimonio.

Sono altri gli interventi urbanistici che sono necessari nel territorio, soprattutto una riqualificazione e rigenerazione  del patrimonio già costruito che il nuovo Piano Urbanistico Generale dovrà più precisamente indicare.

Più in generale, poi servono interventi e opere per la messa in sicurezza di tutto il territorio “dall’appennino al mare”. E’ importante che la Regione abbia annunciato la costituzione di una task force per la ricostruzione, affermando che “dobbiamo ripensare tutto”, che “serve un approccio innovativo”.

Legambiente, non solo a livello locale, ma regionale e nazionale sarà particolarmente attenta a entrare nel merito di questo confronto, anche coinvolgendo altre competenze, per concretizzare sul serio queste affermazioni.

I tre casi
Nei piani urbanistici comunali risultano tuttora presenti aree sottoposte a schede di progetto e/o ambiti interessati dai Piani Operativi Comunali (POC); di fatto si tratta di aree potenzialmente edificabili. Ne abbiamo identificate tre, ma volendo se ne possono trovare altre.

Ad esempio, in Via Renaccio,

l’area tratteggiata in rosso, nell’ansa del fiume, è soggetta ai piani operativi comunali.

1. Zona Villa Ghilana
Ci siamo dedicati a questa area, oggetto in questi giorni di accordo operativo e quindi edificabile a breve, fatti salvi ripensamenti, in differenti occasioni, nel passato. La seguente immagine, scaricata da Google Earth, risale al 28 aprile 2023, poche settimane prima della alluvione. Sembra tutto predisposto per un facilitato afflusso di acque.

2. Zona Rotonda XXV Aprile
Anche questa foto risale a poche settimane prima dell’alluvione. Adiacente alla cosiddetta “Casa sul Fiume”, il cui tragico destino a Faenza tutti conoscono.

Eppure, proprio lì, si potrebbero costruire villette a schiera, un intervento evidentemente autorizzato dalle vigenti normative.

Ancora più sconcertante che qualcuno pensi che si tratta di una buona idea. E la propone.

Il mercato farà la sua parte …

3. Zona Via Chiarini
Come nei casi precedenti, la foto risale a qualche settimana prima dell’alluvione.

Una vasta area confinante con l’argine sinistro del Lamone dislocata un paio di metri sotto il piano stradale.

Se fosse qualche metro più profonda la si potrebbe definire una perfetta vasca di compensazione. E, in parte, lo è stata.

Forse questa foto riesce a suggerire la forza con la quale l’acqua, quella sera, si riversò lungo la strada.

Anche questa, dall’esame dei piani urbanistici risulta edificabile, tant’è che in passato veniva pubblicizzata la possibilità di acquistare abitazioni, da domani, volendo …

“Non si può ricostruire come prima”. O no? ultima modifica: 2023-11-09T17:59:36+00:00 da Giorgio Della Valle

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