Menu Chiudi

Osservazioni al progetto mitigazione rischio idraulico Faenza

Osservazioni alla bozza di progetto:
“INTERVENTI DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO A PROTEZIONE DELLA CITTÀ DI FAENZA E DELLA VALLATA – fiume Lamone e torrente Marzeno” – giugno 2025
a cura del Circolo Legambiente Lamone di Faenza e della Presidenza di Legambiente Emilia Romagna

 

Premessa
Come Circolo Legambiente Lamone di Faenza, assieme alla struttura regionale di Legambiente, aderiamo all’invito ad inviare osservazioni alla bozza di progetto in questione, precisando che la
necessità di un più vasto coinvolgimento di Enti locali, comitati, cittadini, agricoltori, imprenditori … e altre realtà associative, non può avvenire esclusivamente con questo strumento.

A nostro avviso, le strategie complessive da mettere in atto devono naturalmente partire dalla consapevolezza che i rischi, che si dovrà tentare di prevenire, derivano da eventi sempre più intensi
e imprevedibili che i cambiamenti climatici in atto potranno rendere più frequenti.

Questa realtà, deve necessariamente comportare un approccio al territorio diverso dal passato, approccio che non tutti i soggetti in campo hanno ancora introiettato, vanno quindi opportunamente
controbattute semplificazioni e narrazioni fuorvianti, a volte in buona fede, in altre strumentali, che continuano a circolare sulle cause di questi eventi estremi.

Non c’è dubbio che sarà necessario: rinaturalizzazione dei corsi fluviali; dare più spazi ai corsi d’acqua; recuperare aree umide e aree allagabili programmate; abbassare aree golenali; regimentare il deflusso delle acque in collina; adattare costruzioni e spazi rurali a possibili esondazioni; rafforzare la preparazione della popolazione sui sistemi di protezione civile; laddove fosse necessario, non escludere, delocalizzazioni volontarie … obiettivi ambiziosi e tecnicamente complessi, costosi sia in termini economici che sociali, da perseguire in tempi relativamente lunghi, ma per i quali serve una strategia complessiva.

Se da un lato spetta alle autorità istituzionali, in questo caso Regione e Autorità di bacino, fornire il quadro generale di analisi dei dati, di strategie e di ipotesi di intervento, è necessario non solo divulgare corrette informazioni tecniche e scientifiche, ma anche cogliere il patrimonio di conoscenze e proposte da parte di comitati, tecnici, agricoltori, cittadini che, sulla base della loro esperienza pratica, possono contribuire ad affinare e anche modificare le proposte di interventi da realizzare.

Oltre agli interventi più diretti sui bacini fluviali, sono necessari anche interventi più spefici anche nei tessuti urbani con tecniche di drenaggio urbano sostenibile, adeguamento e manutenzione delle reti fognarie, desigillazione di aree asfaltate… Su queste problematiche sono in atto alcuni progetti e interventi, sui quali ci riserviamo di dare un contributo più approfondito.

Naturalmente queste considerazioni valgono non solo per il bacino del Lamone e del Marzeno, ma anche per tutti gli altri bacini, a partire da quello del Senio e degli altri territori interessati.

Alcune osservazioni generali sulla bozza di progetto
Il titolo della bozza parla correttamente non solo della città di Faenza, ma anche della vallata, e proprio per questo rileviamo che sarebbe necessario ipotizzare anche quali altre ipotesi di intervento potrebbero essere necessarie, nei tempi opportuni, lungo tutto il bacino, dalla sorgente alla foce, secondo una strategia complessiva.

Questa visione complessiva, non è prevista nella stesura del testo in questione, dove paiono essere in primo piano solo interventi su 4 aree, su cui si ipotizzano casse di espansione (3 +1 già avviata) attorno alla città e molto meno altri interventi, che pure in parte vengono citati, ossia: le aree in prossimità di San Rufillo – Mulino del Rosso; quella dei laghetti del sole in località Santa Lucia; poi l’ipotesi, non meglio definita, di individuare un’area idonea a valle di Faenza per sperimentare una tracimazione controllata (su queste ipotesi torneremo un po’ più nel merito, più avanti).

Rileviamo soltanto che in questo modo si rischia di incentivare una visione frammentata e la tendenza da parte dei cittadini e di tutti gli altri soggetti coinvolti, a guardare solo l’ipotesi di progetto che li tocca più direttamente e non prendere coscienza dei necessari interventi nel loro complesso.

Ma per intervenire su tutto il bacino andrebbero verificati e ipotizzati altri possibili interventi, più o meno consistenti, ancora più a monte di Faenza per prevenire altri eventi locali (pensiamo ad esempio ai diversi allagamenti alle zone basse del Comune di Brisighella) ma anche per alleggerire il carico idrico più a valle.

Quindi con benefici per la zona di Faenza, ma anche oltre, pensiamo ad esempio al tratto del Lamone tra Traversara e Mezzano, che si presenta come un “collo di bottiglia”, per la sua portata idraulica ridotta da argini molto ristretti.

Nella mappa “Valutazione delle possibilità di laminazione delle piene del fiume Lamone a monte del tratto arginato” dello studio Brath del 2010, riportata nel testo, vi sono indicazioni sulle aree individuate come casse di espansione, su quelle cartografate ma non inserite, su possibili espansioni golenali da ribassare.
Sono indicazioni utili ma datate, che oggi dovrebbero essere aggiornate, in particolare alla luce degli eventi alluvionali succedutasi dal 2023.
Nella premessa alla bozza si fa cenno, per quanto riguarda il tratto a valle di Faenza, a consolidamento delle arginature e riprofilatura della sezione del fiume con abbassamento dei piani golenali, sarebbe necessario avere qualche ipotesi di intervento più dettagliata.

Sulla base di questi approfondimenti e delle “Attività in corso e analisi idraulica dello stato attuale” che l’Autorità di bacino sta svolgendo, è necessario conoscere, per i diversi scenari e tempi di ritorno, i dati precisi delle analisi idrauliche sulle portate limite attuali e quali benefici quantitativi potrebbero realizzarsi con la messa in atto dei diversi interventi ipotizzati, ed eventualmente altri che si ritiene necessario aggiungere.

A partire da questi dati sarà possibile costruire una ipotesi di intervento complessivo, che permetta poi di valutare costi/benefici, tempi di realizzazione , priorità, dei possibili interventi specifici, sui quali aprire confronti di merito con tutti i soggetti interessati.
Le decisioni operative su questi progetti non possono essere puri atti amministrativi, ma devono coinvolgere direttamente i cittadini e la società civile, a partire dai soggetti più direttamente esposti, con effettivi percorsi partecipativi che la Regione e, ancora più in specifico gli Enti Locali, devono attivare.

Non c’è dubbio che bisogna prendere decisioni in tempi relativamente brevi, ma considerando le tempistiche molto ristrette richieste, per fornire osservazioni alla bozza di progetto, auspichiamo che si tratti di una prima raccolta di valutazioni, che dovranno, in tempi utili, essere “rendicontate” ai soggetti interessati e alla cittadinanza, per dare seguito ad altri approfondimenti su documentazioni più ampie e dettagliate, avviando precisi percorsi di partecipazione.

Per parte nostra ci riserviamo di inviare in seguito ulteriori contributi.

Alcune osservazioni più di dettaglio
Non intendiamo, in questa fase, fare approfondimenti e dare valutazioni più specifiche sulle ipotesi evidenziate.
Ci interessa però segnalare che riteniamo prioritari gli interventi sulle casse di espansione a monte, a partire da :
– le aree in prossimità di San Rufillo – Mulino del Rosso e quelle dei laghetti del sole in località Santa Lucia;
– così come ci sembra interessante l’individuazione di un’area a valle di Faenza per sperimentare una tracimazione controllata, per la quale andrebbe definita esattamente la collocazione in collaborazione con le proprietà e le attività esistenti, definendo precise modalità di funzionamento e manutenzione.
Sulle ipotesi delle 3 casse di espansione ipotizzate (diamo per acquisito, la quarta, l’intervento già progettato a livello esecutivo nell’area di via Cimatti ):
– quella che presenta meno problematicità è certamente quella di 27 ha, nell’area di confluenza Lamone-Marzeno (anche se non necessariamente l’intera area potrebbe essere occupata);
– l’area Orto Bertoni, di 25 ha, può presentare qualche controindicazione per la collocazione a valle del quartiere e a monte del cimitero (determinanti potrebbero essere la reale estensione, le opere di protezione delle zone costruite e soprattutto le modalità di attivazione e gestione, potrebbe essere, nei periodi di non utilizzo, un parco fluviale in fregio al quartiere?);
– l’area di via Don Giovanni Verità è indubbiamente quella più problematica, in particolare per la presenza di una zona discretamente abitata che, in questo caso, dovrebbe essere in tutto o in parte delocalizzata (non può essere pertanto in cima alle priorità).

Nella premessa della bozza in questione si accenna, senza ulteriori specificazioni, a proposito del sistema arginale esistente nel tratto urbano a eventuali locali interventi di rialzo, non riteniamo siano misure di per sé risolutive di tutti i rischi, ma considerato che le altezze sono diverse in diversi punti e lati del fiume, e questo crea qualche preoccupazione tra i cittadini, una loro risistemazione è certamente opportuna.

24 luglio 2025
Circolo Legambiente Lamone Faenza
il Presidente Massimo Sangiorgi
Legambiente Regionale Emilia Romagna
il Presidente Davide Ferraresi
Circolo Legambiente Lamone A P S Faenza – Via Volpaccino 60, 48018 Faenza RA – C.F. 90013090395
e-mail: legambientelamone@libero.it legambientelamone@pec.libero.it

Rispondi