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Greenland, Grönland, Groenlandia

Greenland, Grönland, Groenlandia

Nel 1492 papa Alessandro VI, in una lettera inviata all’arcivescovo di Nidarós (l’attuale Trondheim), scriveva che da oltre 80 anni in Groenlandia non risiedevano né un vescovo né preti, e sosteneva che i sempre più difficili collegamenti coll’isola fossero da imputarsi all’estendersi dei ghiacci. Riteneva, anzi, che da decenni nessuna nave avesse attraccato sull’isola.

Una diocesi in Groenlandia? In una terra quasi interamente oltre il circolo polare artico e con ghiacci che coprono l’80% della sua superficie?

Non è sempre detto che ciò che vale per l’oggi valga anche per il passato. Forse allora, nel Medioevo, la Groenlandia godeva di condizioni climatiche migliori delle attuali?

Erik il Rosso
Certamente lo erano nel 982 dopo Cristo, quando un’imbarcazione vichinga lascia l’Islanda diretta verso ovest. A guidarla è Erik Thorvaldsson, o Erik il Rosso, e non si tratta di un libero viaggio di esplorazione: nello stesso anno Erik, avendo ucciso alcuni vicini in una rissa, è stato condannato ad un esilio volontario di tre anni. Nessuno gli vieta di rimanere sull’isola, ma chiunque si sentirebbe in diritto di ucciderlo essendo egli “fuori dalla legge”. Ma Erik ha un problema: la sua fattoria si estende su terreni poveri e la famiglia è troppo numerosa. E un progetto: ha sentito parlare di terre a ovest e, a trent’anni di età, vende la proprietà, riunisce alcuni amici e parte alla ricerca della “terra scorta da Gumbjörn quando aveva navigato a occidente dell’Islanda”.

Dopo diversi giorni di navigazione il manipolo di avventurieri avvista una costa rocciosa e inavvicinabile, si lascia andare alla deriva verso sud, doppia un capo e risale a nord incontrando coste più ospitali: alte montagne proteggono la costa, nei profondi fiordi si riversano fiumi pescosi  ma, soprattutto, i giovani vichinghi sono estasiati dai pascoli verdissimi nelle vallate e dai boschi di betulle, promessa di pascoli estivi e legname per le imbarcazioni.

Terra Verde
Durante i tre anni di esilio Erik perlustra la nuova terra, si nutre di volta in volta come “pescatore, cacciatore e uccellatore”, individua luoghi propizi ad un insediamento, la battezza Grönland, cioè “terra verde” e, finalmente, nel 985, ritorna in patria. Ma per poco: tra la primavera e l’estate dell’anno successivo riparte alla volta della terra ricca di promesse a capo di una flotta di ben 25 navi, forse addirittura settecento persone tra uomini, donne e ragazzi che portano con sé ogni loro avere, compresi cavalli e vacche.

Il viaggio è però funestato da violente tempeste e solo 14 navi giungono alla meta. I superstiti fondano due colonie, ed Erik si insedia in quella che riceverà il suo nome, Erikfjörd, vivendoci con “grande prestigio, e tutti gli si inchinavano”. Le saghe ci raccontano che in annate felici addirittura maturassero le mele.

Saga autentica
Questo il racconto contenuto nella saga Saga di Erik il Rosso. Niente di fantastico, ma una storia autentica confermata dall’archeologia: i resti di alcune fattorie vichinghe sono stati portati alla luce in terreni oggi coperti dai ghiacciai.

Climi instabili e memorie incerte
Dunque, la colonizzazione vichinga della Groenlandia è più che un indizio a sostegno dell’idea che il clima sulla Terra non è sempre stato lo stesso. Ma i risultati della ricerca storica sono sempre valutati con riserve: i racconti non si possono considerare sempre attendibili e, poi, l’età di un uomo è troppo breve e anche con il riferimento alla memoria lasciata dalla generazione precedente niente è più facile che confondere semplici variazioni meteorologiche con veri cambiamenti climatici.

Isotopi ossigeno
Spostiamoci, allora, in avanti nel tempo di quasi mille anni: una nuova spedizione, di tutt’altro genere, sta per sbarcare in Groenlandia. È composta da una unità scientifica americana, la CRREL (Cold Region Research and Engeneering Laboratory) ed è guidata da un professore di geofisica all’università di Copenaghen, Willi Dansgaard. Ha il compito di raccogliere campioni di ghiaccio e, proprio per questa ragione, gli scienziati si dirigono in una zona centrale dell’isola, chiamata Camp Century, dove la coltre di ghiaccio raggiunge il massimo spessore. I tecnici riescono ad estrarre una colonna di ghiaccio – o come viene chiamata “carota” – del diametro di 12 centimetri e della lunghezza di 1390 metri.

Quali segreti sono nascosti in questo lunghissimo cilindro di ghiaccio?

Dansgaard, insieme ad altri scienziati, ha scoperto che la concentrazione degli isotopi ossigeno 18 e deuterio nel vapore acqueo atmosferico dipende dalla temperatura: più bassa è la temperatura minore è la presenza dell’isotopo O18 rispetto al più leggero O16. Dansgaard, per primo, ha dimostrato che indicazioni sul clima del passato possono esserci fornite dall’analisi della concentrazione di questi isotopi nel ghiaccio, abbinata ad un perfezionato metodo di datazione dei campioni basato su una complicata metodologia che valuta la velocità di accumulo del ghiaccio.

Antiche bolle d’aria
Non solo: nel ghiaccio sono intrappolate bolle di aria che possono fornire dati sulla composizione dell’atmosfera al momento di formazione del campione. In questo campo emerge un fisico svizzero, Hans Oeschger, esperto dei carotaggi in Groenlandia e compagno di viaggio di Dansgaard.

Optimum climatico
Il campione di ghiaccio di Camp Century conferma le ricerche degli archeologi danesi, iniziate addirittura nel 1925: i vichinghi colonizzarono l’isola grazie a condizioni climatiche favorevoli. Il periodo caldo di cui godettero, chiamato optimun climatico, si estese dal 750 al 1200 e interessò vaste aree sia del Vecchio che del Nuovo Mondo.

Tracce di questo periodo sono state trovate in molti siti. Nella Baia di Hudson (latitudine paragonabile a quella della Groenlandia) le ricerche mostrano la presenza di evidenze di una antica foresta posta fino a 100 chilometri più a nord del limite forestale attuale.

Ma come datare questi resti vegetali?

Datazioni assolute
Willard Frank Libby è un chimico americano che ha collaborato al “Progetto Manhattam”. Scopre che lavorando con due isotopi del carbonio, il C12 e il C14, possono essere datati i resti di organismi viventi: quando sono in vita, gli organismi viventi hanno i due isotopi del carbonio nella stessa proporzione; alla loro morte il C14, che è radioattivo, inizia a decadere, trasformandosi in azoto. Calcolando il ritmo di decadimento, Libby ha definito un metodo per la “datazione assoluta” dei resti di organismi viventi. Con questa procedura sono stati datati i resti fossili canadesi e le date – 870, 880, 1090, 1140 – corrispondono all’optimun climatico medioevale: oltre al limite polare, anche il limite della vegetazione si era spostato più a nord.

In Europa
Ed era cambiato, a volte in modo radicale, il clima nell’Europa occidentale: l’aumento delle temperature, a volte eccessivo, comportava una maggiore evaporazione e una riduzione della piovosità che si accompagnavano a lunghi periodi siccitosi. Eccessi che potrebbero essere una delle cause delle invasioni di cavallette dilaganti in vaste zone dal IX al XII secolo: nell’873 vasti sciami si muovevano dalla Spagna alla Germania fino all’Ungheria. All’opposto, i monasteri irlandesi raggiungevano un livello di ricchezza e di cultura come mai era successo e in Inghilterra si diffondeva la viticoltura.

Anno Mille
In quel tempo, verso l’anno Mille, la presenza di coloni nella Groenlandia raggiunge il massimo livello – circa tremila persone – che rimarrà stabile per i successivi secoli per due limiti decisivi: impossibilità di acclimatare i cereali e scarsità di legname per imbarcazioni e abitazioni. Ma le condizioni di vita saranno prospere grazie ai regolari collegamenti con l’Islanda e la Scandinavia. Ed è in questo contesto propizio che nasce la tanto dibattuta “scoperta dell’America”, nel fatidico anno Mille, ad opera dei figli di Erik il Rosso.

Fine di una presenza
Ma, come anticipato, la presenza vichinga in Groenlandia si estinse: la rotta seguita dall’Islanda divenne via via sempre più impraticabile a causa dello spostarsi a sud della calotta artica, e dal 1410 non si hanno più notizie di vita sull’isola.

Colpa del clima?
È stato un cambiamento climatico a porre fine alla presenza vichinga in Groenlandia?

Non ci sono dubbi. Le ricerche di tutti i paleoclimatologi indicano un deciso peggioramento delle condizioni climatiche in Groenlandia verso la fine del Medioevo: le calotte di ghiaccio segnalano un deciso raffreddamento a partire dal 1480 e l’analisi della torba con il C14 conferma i dati, anticipandoli di qualche decennio.

È l’annuncio della “Piccola età glaciale”, un lungo tempo che si estende dal XV secolo fino a circa il 1850.

[Le informazioni sono tratte dal libro di Antonio Navarra e di Andrea Pinchera, “Il clima”, pubblicato da Editori Laterza nel 2000]
Greenland, Grönland, Groenlandia ultima modifica: 2019-06-11T08:33:56+00:00 da Giorgio Della Valle

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