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Clima da Guerra Fredda

Clima da Guerra Fredda
Come manipolare gli eventi meteorologici a fini bellici

L’Invecible Armada
La Grande y Felicisima Armada, meglio conosciuta come Invencible Armada, fu la flotta approntata da Filippo II di Spagna per muovere guerra contro Elisabetta I e tentare la conquista dell’Inghilterra.

Il 29 luglio del 1588 la flotta, composta da 130 vascelli con 4000 marinai e 20000 soldati, entrò nella Manica in un tipico schieramento da esercito terrestre. Al primo attacco inglese, avvenuto il giorno seguente, ne seguirono molti altri, finché, nella finale battaglia, nota come Battaglia di Gravelinga, gli spagnoli patirono una disastrosa sconfitta.

Le navi inglesi non erano superiori in tecnologia rispetto a quelle spagnole eccetto che per due particolari: disponevano di cannoni a lunga gittata (la Victory, una vera e propria macchina da guerra, era armata con 44 cannoni) e i loro affusti navali garantivano un fuoco veloce e sicuro. Gli spagnoli sparavano lentamente e dopo una salva cercavano di abbordare la nave avversaria, mentre il volume di fuoco inglese non fu mai inferiore ad una bordata ogni quattro minuti.

Verso Nord
In realtà, l’Armada spagnola, pur avendo subito pesanti perdite, non era stata battuta sul mare. Tuttavia, l’impossibilità di imbarcare le truppe per l’invasione dell’Inghilterra e la certezza di non poter sconfiggere gli inglesi, convinse gli spagnoli a desistere nell’impresa e ad intraprendere la via del ritorno. A causa dei venti contrari furono, però, costretti a puntare verso nord, navigando tra gli arcipelaghi delle Orcadi e delle Shetland, per poi dirigersi a Sud veleggiando ad ovest dell’Irlanda.

E fu proprio al largo dell’Irlanda che si verificò l’incredibile. Tre violentissime tempeste, la prima in prossimità delle Shetland e le altre due al largo delle coste irlandesi, nel tempo di un mese si abbatterono sulla flotta spagnola devastandola: 51 imbarcazioni affondate, 10 gravemente danneggiate e 10000 uomini persi. Per confronto, nella Battaglia di Gravelinga le navi spagnole affondate furono solo 5.

“Se”
Se gli spagnoli avessero potuto prevedere le disastrose tempeste al largo dell’Irlanda e la flotta fosse ritornata alla base pressoché integra, come si sarebbe evoluta la controversia contro l’Inghilterra? Tutte le Americhe oggi parlerebbero spagnolo?

Gli strateghi si divertono ad incuneare stimolanti “se” nelle capricciose evoluzioni della storia, così come nel passato i governanti si rivolgevano a stravaganti personaggi per poter anticipare il futuro. Perché il tempo è, nelle operazioni militari, o un potente avversario o un necessario alleato. E l’uomo, sia che fosse in guerra oppure in tempo di pace, è sempre stato alla mercé della natura.

Anni Cinquanta
Almeno fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, quando crebbe l’evidenza che tutto sarebbe cambiato. La crescente comprensione delle leggi che regolano i fenomeni meteorologici portò ad immaginare una sempre più intensa capacità dell’uomo di interferire con gli elementi naturali. E, subito, fu evidente che gli sviluppi delle conoscenze avrebbero trovato applicazione in ambiti opposti: da una parte progetti di miglioramento delle condizioni di vita; dall’altra minacciosi piani di supremazia bellica.

Competizione globale
Negli anni Cinquanta, in pieno periodo di Guerra Fredda, i successi dei sovietici terrorizzavano gli americani: dopo averli raggiunti con la bomba atomica, prima, e con quella all’idrogeno poi, li avevano sopravanzati in campo missilistico ed ora minacciavano di arrivare primi nella corsa per modificare il clima. Harry Wexler, direttore del U. S. Weather Bureau, nel descrivere le ricerche dei sovietici, riconosce il loro vantaggio nello studio della meteorologia polare, nella climatologia e nella fisica di base delle nuvole. «Al confronto fanno sembrare gracili i nostri sforzi» scrive in rapporto di quegli anni.

La faccenda è maledettamente seria e la “guerra meteorologica” è percepita negli Usa come una grave minaccia. Nel 1958, dopo quattro anni di lavoro dell’Advisory Committee on Weather Control, nel presentare il rapporto finale il capitano Howard T. Orville afferma che qualora una nazione raggiungesse una posizione di predominio nel controllo degli eventi meteorologici, disporrebbe di un’arma dagli effetti più disastrosi di quelli scatenati dalle armi nucleari.

L’idea che il clima possa essere modificato è, alla fine degli anni Cinquanta, accettata e diffusa. E nel 1958, sul numero del 13 gennaio, la rivista Newsweek pubblica un rapporto speciale nella sezione scientifica dal titolo inequivocabile: “L’arma tempo: nuova arma con i rossi”. L’elenco delle proposte è lungo e ricco di idee sconcertanti.

Formidabili progetti
Ad esempio, le tecniche per inseminare le nubi, già sperimentate per provocare le piogge in zone assetate, potrebbero essere utilizzate per aumentare la visibilità agli incursori aerei o, all’opposto, per accrescere la copertura nuvolosa sul territorio nemico.

Oppure, con più ambizione, si potrebbero spargere sul suolo innevato sostanze in grado di assorbire l’energia proveniente dal Sole e bonificarle rendendole coltivabili. Ma anche stendere una innocua pellicola chimica sulla superficie degli specchi lacustri per ridurne l’evaporazione.

E se è stato ipotizzato il ricorso alle bombe a idrogeno per spezzare gli uragani, i meteorologi hanno un’idea migliore: sfruttare il calore prodotto dalla combustione di enormi chiazze di greggio distribuite in punti cruciali del mare. Le bombe ad idrogeno potrebbero servire per spianare alcune montagne e modificare il verso delle correnti aeree liberando, ad esempio, Los Angeles dalla pesante coltre di smog che la avvolge tutto l’anno.

Ma la proposta più spettacolare prevede la chiusura, con una gigantesca diga, dello Stretto di Bering: l’Oceano Artico, isolato dalle fredde correnti provenienti Nord Atlantico, virerebbe verso un clima più mite. Con evidenti vantaggi per l’Unione Sovietica. Più visionaria la proposta di Valentin Chernkov: usare navicelle spaziali per creare attorno alla Terra un anello di polvere di potassio simile agli anelli di Saturno; il risultato sarebbe una perenne estate con enormi progressi in campo agricolo.

Prudente scetticismo
In questo clima di incontrollato entusiasmo qualche scienziato esercita la saggia procedura dello scetticismo. È il capo del Weather Bereau, Francis W. Reichelderfer, che si incarica di ricordare come la scienza della previsione sia ancora altamente imprecisa, che prima di intervenire forse bisognerebbe essere a conoscenza degli effetti globali delle nostre azioni e che ogni azione di modifica dei fenomeni meteorologici potrebbe avere un effetto boomerang, cioè innescare conseguenze opposte rispetto a quelle attese. Insomma, prudenza e nuove ricerche.

Clima da Guerra Fredda ultima modifica: 2019-06-02T16:39:01+00:00 da Giorgio Della Valle

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